Il mondo del vino è, purtroppo, fatto di mode. Se un anno va di moda, per dire, lo Chardonnay molto barricato e se non lo produci sei out, è possibilissimo che dopo quattro o cinque anni chiunque produca Chardonnay barricato sia additato come il male assoluto, la sciagura del panorama enologico nazionale ed osare arrischiarsi a parlare bene di un vino di questo tipo esporrebbe il malaccorto ad aspre critiche. Allo stesso modo il mondo del vino, e questo specialmente in Italia, è fatto di luoghi comuni. Per cui certi territori sono buoni esclusivamente a produrre un certo tipo di vino e provare a fare qualcosa di diverso sarebbe follia, perché si è sempre fatto così…

 

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L’Oltrepò pavese è il classico esempio di quanto detto sopra. In Oltrepò pavese si fanno solo vinelli frizzantini di pronta beva che ti sgargarozzi giù insieme al salame fresco e null’altro. Perché? Ma perché si è sempre fatto così naturalmente, o almeno così pensa la maggior parte della gente. E poi in Oltrepò si punta tutto sulla quantità perché è una terra che produce molto, ma di bassa qualità. Così pensa sempre la stessa gente. E poi l’Oltrepò non è di moda, oggi è di moda la Franciacorta dove fanno spumanti buonissimi (e su questo mi trovo d’accordo) da sempre, giusto? Per fortuna le cose stanno molto diversamente, in Oltrepò si fanno fra i migliori Pinot neri vinificati in rosso d’Italia (oltre ad un fantastica produzione di bollicine) ed è giusto che la gente lo impari

 

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Uno dei grandi nomi del Pinot nero dell’Oltrepò è senza ombra di dubbio la Tenuta Mazzolino della famiglia Braggiotti, insediata in un angolo di Lombardia (Corvino San Quirico) dove la vite si coltiva da millenni (e non solo per fare vinelli frizzantini). Una realtà relativamente giovane rispetto ad altri nomi storici della zona, è stata fondata nel 1980, ma forse proprio per questo portatrice di un pensiero nuovo che, per fortuna, sta raccogliendo parecchi consensi sia in casa che oltre confine. L’intuizione corretta avuta a suo tempo da Enrico Braggiotti è stata che per rilanciare le sorti di un grande vitigno, il Pinot nero, caduto nell’anonimato in Oltrepò ci fosse bisogno di un supporto esterno. E date le potenzialità eccezionali della zona bisognava chiamare un esperto dal miglior terroir per il Pinot nero d’Europa: la Borgogna. Arriva prima Kyriakos Kynigopoulos, ma sarà poi l’attuale enologo, Jean-François Coquard, a sposare il progetto nel 1999 e ad assecondare la produzione viticola dell’azienda per dare ai vini la loro struttura definitiva

 

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La gamma dell’azienda è un bel mix fra autoctoni, internazionali ed “adottivi” (si può ancora parlare di Pinot nero come alloctono in Oltrepò?) fra cui alcuni colpiscono particolarmente. Il simbolo della nouvelle vague spumantistica dell’Oltrepò è il Cruasè, non si poteva quindi che partire da questo conturbante metodo classico di Pinot nero. Colore accattivante, di un bel rosa aranciato acceso, naso dolcemente fresco di crema pasticcera (figlia dei 18 mesi passati sui lieviti), fragola e lampone, bocca piacevolmente acida, fresca, minerale, con una nota ferrosa, su cui dominano fiori freschi e frutta rossa acerba. Se ne berrebbe a fiumi. L’autoctono per eccellenza della zona è invece la Bonarda (come viene chiamata la Croatina da queste parti), talmente legato al territorio da essere chiamato in etichetta proprio Mazzolino e nulla più. Proposto in versione ferma, il 2011 è un vino croccante, ed al contempo morbido ed acido, con una grande beva

 

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Si passa quindi ai due cavalli di razza della Tenuta: il Blanc ed il Noir. Il primo è uno Chardonnay polposo, ottenuto tramite fermentazione ed affinamento in barrique (di cui il 20% nuove) che presenta una struttura importante. Banana matura, frutta tropicale ed una leggera crema assaltano in maniera possente il naso, dichiarando con la voce grossa che si è al cospetto di uno Chardonnay di classe  e corpo, ma anche di grande eleganza. Fattore che viene amplificato in bocca dove il legno, che necessiterà di tempo per essere assorbito (si parla di un vino nuovo, 2011, che avrà bisogno di un paio di anni in bottiglia per esprimersi appieno), non copre le piacevoli sensazioni di frutta, la corretta grassezza ed una particolare spina acida finale di pompelmo che conferisce finezza. Monsieur le Noir è sicuramente un grande vino. Il 2009 ha un naso grandioso: elegante, nobile, quasi schivo, riservato. In bocca la potenza e la sostanza giocano con grazia insieme ad una persistente finezza: tannino morbido, consistenza setosa, senza mai perdere la piacevolezza di beva. Très charmant, absolument ravissant

 

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La sostanza lumbard con l’eleganza bourguignonne, tutta da assaporare!

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati