Esistono posti unici in cui il tempo pare essersi fermato. O per meglio dire, posti in cui il normale fluire del tempo perde di significato, rallenta, assume un’andatura più prossima a quella del nostro respiro. Anche le lancette dell’orologio sembrano rilassarsi nella loro continua rincorsa verso la puntualità e si adattano ad un incedere più mite, più umano. Sono posti in cui i sensi si aprono, diventano più recettivi, si avvertono suoni, profumi e sfumature di colore che da altre parti sarebbero semplicemente passati inosservati

 

007

 

Tenuta Lenzini, nei colli lucchesi, è uno di quei posti magici. Ci arrivi uscendo da Lucca, direzione Montecatini Terme e passato Capannori seguendo le indicazioni per la frazione di Gragnano, omonima della più famosa campana patria della pasta. Quando arrivi alla Tenuta e spegni la macchina vieni assalito dal silenzio che regna in questo piccolo angolo di paradiso e lo sguardo inizia a spaziare lungo l’incredibile anfiteatro naturale sul quale sono piantate le vigne, quasi fossero componenti di un’orchestra sinfonica pronti a suonare la loro melodia  migliore

 

003

 

025

 

La Tenuta ha una storia molto antica, risalente fin al XVI secolo e allora di proprietà della famiglia Arnolfini, oggi non differisce significativamente nella struttura che ancora adesso risulta essere di 24 ettari di cui 13 a vigneto e 4 a oliveto. La storia recente della Tenuta inizia con Franco Lenzini, cui la Tenuta è stata dedicata, che con pazienza e dedizione recupera parcella per parcella ciò che era stato smembrato, e in parte abbandonato, lungo i secoli per ridare al podere la struttura di un tempo. Oggi alla guida della Tenuta Lenzini c’è Benedetta, la nipote di Franco, e Michele Guarino suo marito, ed è proprio lui ad accogliermi appena aperta la portiera

 

020

 

033

 

È con Benedetta e Michele che in vigna iniziano ad adottarsi metodi di coltura biologici e in seguito un approccio più olistico di tipo biodinamico al fine di rispettare al massimo la bellezza di questa natura ricca e fertile. I vitigni piantati sono in larga maggioranza internazionali, sia per vocazione del terreno che per storia, in quanto questi vitigni sono presenti nella zona tra Capannori e Montecarlo ormai da tempo immemore, probabilmente portati da chi in passato percorse la via francigena.

 

004

 

018

 

Gli assaggi iniziano con il Vermignon 2013, come dice il nome un uvaggio di Vermentino in prevalenza e Sauvignon Blanc per il saldo (intorno al 20%) dal naso estremamente ricco in cui si riconoscono la pesca bianca, i fiori e leggere note che stanno già virando al minerale. Una predominanza olfattiva del Sauvignon che s’impone sul varietale toscano e regala una bocca di bella acidità, sapida e minerale, dal profilo affilato e con piacevoli accenni di agrume. Un vino che necessita di un po’ di tempo in bottiglia per acquisire profondità, ma che promette di regalare grandi soddisfazioni nei caldi mesi estivi che ci aspettano dietro l’angolo

 

014

 

019

 

Si passa quindi all’assaggio dei rossi, vera forza trainante della Tenuta che conta su terreno, esposizione e clima decisamente più inclini alla coltivazione di varietali a bacca nera. Il primo e più giovane esponente della produzione rossa in assaggio è il Merlot 2012 degustato in anteprima dalla vasca. Il naso è di invitante freschezza e accompagna a note tipiche del Merlot quali la prugna, tutto un bouquet di frutta chiara e croccante fra cui fa capolino l’inaspettato kiwi, così come la pesca gialla e la scorza d’arancia. In bocca invece si scopre una speziatura lieve e piacevole che rimanda all’incenso e che non ingrossa un corpo sottile e passante, di grande piacevolezza e buona persistenza. Un vino da godersi anche leggermente più fresco dei canonici 18° per assaporarne appieno la fragranza

 

010

 

023

 

Di risma diversa è invece il Poggio de’ Paoli 2011. Cabernet Sauvignon all’80% e per il restante Merlot che affina per circa 18 mesi in barrique. Lo spettro olfattivo è orientato completamente verso il Cabernet, ma un Cabernet correttamente maturo in cui il peperone fa da corollario ad altre caratteristiche olfattive più suadenti fra cui il pepe risulta la più spiccata. Di corpo possente e privo di spigoli, il lavoro del legno si fa giustamente sentire con una leggera affumicatura che lascia però spazio alla mora matura e ad una piacevole componente succosa. Un vino spesso e polputo, da assaporare con calma

 

031

 

001

 

La degustazione termina con il vino probabilmente più rappresentativo della Tenuta Lenzini: il Syrah. E si tratta dell’anteprima dell’annata 2011 che si era fatta anche notare in occasione dell’Anteprima Vini della Costa Toscana. Il naso è ficcante, sparato sul pepe del Syrah e caratterizzato da note vanigliate impresse dai 14 mesi trascorsi in barrique. In bocca è la perfetta commistione di eleganza e possanza, rotondità e succosità e polposità in cui si sente l’uva in tutto il suo splendore. Un’uva maturata al caldo sole lucchese, che non smette di riservare piacevoli sorprese

 

035

 

012

 

Davvero una bella realtà quella della Tenuta Lenzini in Gragnano, un posto dove il tempo assume il suo vero significato

 

026

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini  | Tutti i diritti sono riservati

A proposito dell'autore

Chi ha detto che stare dietro le quinte sia noioso? Redazione è un piccolo mondo di penne e menti attive che coordinano, insieme a Laura, la programmazione per theoldnow.it Instancabili e sempre ricchi di spunti noi di Redazione ci occupiamo di comunicati stampa, flash news, aggiornamenti e coordinamento degli autori! Vi sembra poco?

Post correlati