La piazza milanese ha da sempre una predilezione quasi innata per la ristorazione di stampo toscano. Basta fare un giro a piedi per le vie del centro meneghino per accorgersi della quantità di ristoranti e trattorie che si rifanno ad un’idea di cucina basata sulle tradizioni della magnifica regione del centro Italia per rendersene conto. Purtroppo come sempre accade c’è chi, nel tempo, ha cercato di approfittare di tale situazione favorevole per trarre profitto fornendo un prodotto di livello mediocre, solamente agghindato di una sbiadita toscanità. È quindi doveroso supportare chi, con sana passione e padronanza della materia, decide di proporre una cucina genuina e di reale matrice toscana.

 

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L’evento che ha suscitato queste riflessioni è stata la riapertura della bella Osteria Brunello in C.so Garibaldi 117. Naturale che un enostrippato come me non potesse farsi scappare un’occasione tanto ghiotta di andare ad assaggiare la cucina dello chef Nicola Cortesi nella rinnovata cornice dell’Osteria. Sul perché del nome tutti i dubbi, semmai ce ne fossero stati, vengono spazzati via dall’attenta selezione di bottiglie di Brunello che fanno bella mostra di sé sugli scaffali del locale. L’aria che si respira appena entrati trasmette una sensazione di accoglienza e di tranquillità, di sicuro aiutata dalle felici scelte cromatiche di pareti e mobilio

 

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La cucina dello chef Cortesi, milanese di nascita, è sicuramente interessante. Gli assaggi proposti nel corso della serata sono stati tutti ben studiati e confezionati, recando al loro interno un tocco personale che dimostrava il desiderio dello chef di renderli riconoscibili come proprie creazioni. Da sottolineare la minestra di astice, lenticchie e gamberone al rosmarino. Azzeccatissima la combinazione del piccolo legume con i crostacei, col rosmarino a fungere da legante gustativo. Molto buona la cottura sia del gambero che dell’astice (il gambero in particolare conservava una croccantezza da chapeau), cosa assolutamente non banale visto il numero importante di assaggi che venivano sfornati a ritmo continuo dalla cucina

 

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La scelta di proporre una selezione di crudo toscano al coltello e di pecorino altrettano toscano rivela anche la sicurezza dei proprietari. Prodotti veramente di ottima qualità che veicolano un messaggio importante: scegliamo solo materie prime eccellenti e non abbiamo paura di farvele testare. Molto buono anche il tiramisù (e io su questo dolce sono intransigente) soprattutto per la crema al mascarpone, leggera, ma molto golosa

 

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In abbinamento tre etichette che fanno parte dell’ampia carta dei vini dell’Osteria. In apertura il Prosecco di Valdobbiadene brut 2011 di Col de Salici: profumato e sottile, nasconde una sapidità appena accennata che lo fa apprezzare sia da solo che con l’insalatina di carciodi e puntarelle proposta in apertura. Polposo e pomposo il Fonte 40 2010 di Poggio Argentiera: blend di Ansonica, Vermentino ed in minor parte Fiano ha tanto del calore della Maremma a cui manca forse un guizzo di freschezza in più. Infine il Rosso di Montalcino 2011 (poteva forse mancare un vino ilcinese?) di Canalichio di Sopra è il giusto jolly per tutti gli assaggi della cucina

 

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Una cucina molto piacevole (prova ne è che ho relegato il vino solo all’ultimo paragrafo) in un ambiente accogliente che merita di essere scoperto nuovamente con più calma

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati