C’era una volta un giovane torinese talentuoso, che grazie ad entusiasmo e radicata passione per la gemmologia, le pietre preziose e i minerali, diede vita, nel 1999, ad un’azienda o meglio ad un sogno, ad un progetto solido con una mission ben definita: offrire pietre uniche, sfere di minerale per i collezionisti, gioielli disegnati ad personam, nonché un servizio di consulenza mirato a soddisfare la clientela di ogni tipo.

Coronado nasce così, generata dalla passione di Paolo Genta, che in pochi anni ha formato una catena di fornitori e artigiani accuratamente selezionati, dediti al lavoro unico e irripetibile sul singolo pezzo.
La collaborazione fruttuosa con varie aziende del territorio italiano, ha permesso a Coronado di aprirsi al settore della gioielleria in diamanti, pezzi di elevata qualità a prezzi competitivi ma diversi da quelli che si trovano nelle comuni gioiellerie…perché?
Leggete la mia intervista a tu per tu con Paolo Genta, fondatore di questo sogno chiamato Coronado.

Quando ha iniziato a fare questo mestiere e cosa l’ha spinta?

“L’incipit è stato un regalo di mio fratello: una scatola di minerali acquistata all’Isola d’Elba. Questo dono mi ha prima trasformato in collezionista e poi in appassionato e in tecnico. Sono rimasto colpito dalla bellezza racchiusa nei cristalli, dai colori e dalle forme. La curiosità ha preso il sopravvento e per soddisfarla ho iniziato a studiare e ad approfondire”.

Quale è il momento più difficile della sua giornata lavorativa?

“Ho l’immensa fortuna di fare un lavoro che amo profondamente, per cui i momenti veramente difficili sono estremamente rari. Un aspetto ricorrente è però l’impegno, tutt’altro che leggero, nel capire le reali necessità dell’acquirente: osservando molte pietre è facile perdersi e approdare a gemme che superano il budget previsto o che sminuiscono le prime scelte. Questo può creare disagio e far perdere la vendita. Guidare il cliente in questo labirinto senza farlo sentire perso è forse la parte più difficile della mia professione”.

Che tipo di esperienza ha maturato nel settore finanziario e che connessione ha con il suo attuale lavoro?

“Compiuti i diciotto anni ho iniziato ad interessarmi alla finanza, complice anche la scelta di frequentare la facoltà di Economia e Commercio a Torino. Ho iniziato con gli arbitraggi sulle obbligazioni per poi passare agli strumenti derivati – options e futeres principalmente – su materie prime e valute. Per questioni di tempo e di logorio psicologico ho poi orientato le mie scelte sui mercati azionari, leggermente più tranquilli. Ho terminato l’attività finanziaria nell’agosto del 2007 quando mi sono accorto che le simulazioni che eseguivo prima delle operazioni reali fallivano in seguito a turbative del mercato che non riuscivo ad anticipare e che capivo marginalmente. La disciplina operativa mi ha imposto la totale chiusura delle operazioni e ringrazio ancora oggi di averlo fatto. Mi è rimasta però la sensibilità per gli investimenti e per valutarne difetti e pregi: applico questa capacità alla creazione dei gioielli per bilanciare forma, intesa come oro e lavoro, e sostanza, ovvero il valore della pietra principale. L’esperienza nel mondo finanziario mi favorisce anche nella scelta dei diamanti da investimento e mi permette di minimizzare i rischi e scegliere le pietre con le maggiori potenzialità”.

Si dice che ” i diamanti sono i migliori amici delle donne”, secondo lei questo connubio è solo letterario?

“Secondo me è parzialmente vero: il diamante è un simbolo potente e, nel bene e nel male, profondamente legato a molte aspettative che siamo abituati a considerare sinonimo di successo sia nella vita sentimentale che nei rapporti sociali. Moltissime donne i diamanti li comprano da sole e non hanno bisogno di un uomo per averli, salvo poi sciogliersi quando è la persona giusta a fare questo regalo nel momento e nel modo giusto. In questo caso il diamante resta quello che deve essere: un simbolo, prezioso e importante, ma solo un simbolo di qualcosa di infinitamente più profondo”.

La sua citazione preferita o un motto in cui crede particolarmente?
“Fai attenzione a quello che chiedi: potresti ottenerlo”.

Osservando le sue meravigliose creazioni, noto un disegno ricorrente, un favoloso incastro di pietre, come viene realizzato?

“Tramite l’idea guida di valorizzare le pietre e non affogarle nell’oro. Il nobile metallo è importante, ma sono loro le vere protagoniste. Quando immagino un gioiello penso anche a chi dovrà indossarlo e in quale occasione: devo quindi ricordare che è un accessorio e come tale deve legarsi alle scelte fatte da chi lo indossa. Mi confronto costantemente con gli orafi per ottenere questo risultato”.

Anello bombato

Anello Grace

Anello

C’è una persona nel mondo dello spettacolo o della politica di ieri o di oggi, a cui vedrebbe bene indosso una sua creazione?

“In realtà molti personaggi famosi già indossano le mie creazioni, ma nel servizio che offro è compresa una ferrea tutela della privacy. Devo dire che la soddisfazione maggiore mi arriva dal sorriso del cliente quando vede o indossa l’oggetto che ho preparato e ne è soddisfatto”.

Cosa è un diamante e come se ne comprende il valore?

“Questo cristallo di carbonio per il cliente è spesso un’idea alla quale tendere, un desiderio. Per soddisfarlo è necessario conoscere a fondo sia il mercato sia le pietre. Le famose 4 C – Carat, Color, Clarity, Cut – sono solo l’inizio della valutazione di un diamante. È vitale saper considerare anche i rapporti geometrici tra le dimensioni della pietra che ne determinano brillantezza e dispersione dei colori e la fluorescenza senza dimenticare che, come per qualunque altro bene, il mercato ha delle oscillazioni e quindi bisogna saper scegliere le migliori offerte. Oggi più che mai è importante saper ottenere il massimo risultato in cambio del denaro che si è deciso di spendere”.

Il Diamante può essere considerato un “bene di rifugio” alla pari dell’oro?
“Il concetto di bene rifugio è, purtroppo, ricco di trappole. Per me l’oro è ormai più uno strumento finanziario che non un bene rifugio: esistono troppi strumenti cartacei, inventati dalla finanza, che hanno introdotto una volatilità inaccettabile nel mercato dell’oro. Oggi la quotazione è la stessa di 5 o 6 anni fa, a seconda che la si valuti in euro o in dollari, e nello stesso periodo è sia salita che scesa del 20%. Trovo queste oscillazioni incompatibili con lo status di bene rifugio. Anche i diamanti hanno oscillazioni di prezzo, ma decisamente più contenute e il cambio euro/dollaro spesso opera come ammortizzatore dei cali ed enfatizza i rialzi. Storicamente l’andamento delle quotazioni è il più lineare tra tutti i beni, arte e immobili inclusi. Si tenga conto che fino a pochissimi anni or sono le stesse banche finanziavano il 100% degli acquisti di diamanti dei grossisti di primo livello, i così detti Sightholders. In seguito, costrette dalla crisi, hanno ridotto la quota al 70%. Mi sembra quindi che gli stessi istituti finanziari considerino serio e remunerativo l’investimento in diamanti. I presunti problemi sulla rivendibilità dei diamanti spesso derivano dal prezzo di acquisto troppo elevato e dal mancato rispetto del timing dell’investimento ma questo, in realtà, non è un problema del diamante, ma un comportamento errato dell’investitore”.

Quale è la domanda che avrebbe desiderato e quale risposta mi avrebbe dato?

“Perché fidarsi di lei per un gioiello o per un investimento in diamanti?”. Avrei risposto: “Non fidatevi assolutamente! Informatevi, confrontate le mie informazioni con le altre in vostro possesso, esprimete chiaramente i vostri dubbi. Se saprò rispondere a queste aspettative, allora potrò guadagnarmi la vostra fiducia”.
Paolo Genta

Articolo scritto e redatto da Teresa Elefante | Tutti i diritti sono riservati

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