“Andate in couture” potrebbe essere la formula conclusiva di questo Met Gala 2018.

La notte del 7 Maggio scorso ha benedetto l’evento più glamour e agognato che va in scena dal 1948 quando Eleanor Lambert, responsabile delle relazioni esterne, ha lanciato la prima raccolta fondi in favore del Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute di New York: da quel momento ogni anno, il primo lunedì di maggio, le porte del museo si spalancano esclusivamente per una nutrita schiera di eletti, abbigliati secondo il dress-code dell’evento inaugurale.

Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Immagination è il titolo della mostra che sarà inaugurata il 10 maggio e che è stata vista in anteprima da chi ha potuto prendere parte a questa celebrazione. Sacerdotessa indiscussa è stata Anna Wintour, temutissimo direttore di Vogue America e vera conoscitrice delle orazioni più meditate di questo credo che si chiama Fashion. Il 2018 è stato l’anno del ritorno ad una dimensione più religiosa della Moda, alle sue convergenze e a tutte quelle suggestioni che ne fanno oggetto innalzato sugli altari mediatici e il Met Gala ha voluto celebrare la connessione tra abiti e immaginario religioso, tra orditi e i fasti dei paramenti cattolici, dell’accecante splendore dei ricami barocchi e le linee pure e rigorose del monachesimo degli inizi.

Come consuetudine dal 2007, ad occuparsi delle decorazioni della serata è stato il colombiano Raúl Àvila che per quest’anno ha collocato all’ingresso una tiara papale ispirata a quella del pontefice Pio Ix e adornata di 80.000 rose; amante delle peonie, Raùl ha creato un’atmosfera sontuosa ed equilibrata anche per la cena che è seguita al gala adornando i tavoli con tessuti porporati e composizioni di fiori e frutti in omaggio al pittore italiano Caravaggio. L’italianità è stata degna protagonista di questa serata grazie anche alla presenza di Donatella Versace che ha vestito molte delle star presenti e che sarà ulteriormente osannata per l’abito indossato da Blake Lively la cui produzione ha richiesto più di 600 ore di lavoro esclusivamente manuale per intessere fili dorati e incastonare pietre preziose; alla bionda ancella della Medusa si è unito Alessandro “Lallo” Michele che, accanto a una lussuriosa Lana Del Rey e un composto Jared Leto, ha rappresentato l’incarnazione di una moderna Trinità made in Gucci.

Tra tiare, crocifissi, veli è stato indagato il rapporto tra moda, corpo e religione in un’arcana e profonda crasi che si è poi dipanata nella serata festiva a cui hanno preso parte altre star tra cui l’angelica Katy Perry e la papessa Rihanna. Tutti, o meglio tutte, hanno indossato abiti esclusivi, eccellenti nella teofania della più sincera creatività che, tendente all’infinito, può permettersi di non avere limiti. Note soavi e “alleluja” moderni sono stati intonati da una inossidabile Madonna che ha innalzato, insieme agli altri “oranti” esterrefatti, la propria, eterna preghiera a Nostra Signora la Moda.

              Articolo scritto  e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati 

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1 risposta

  1. Mariano

    articolo bellissimo, che ha raccontato con minuzia e ha riprodotto l’atmosfera glamour, in una declinazione squisitamente religiosa. Bravo.