Mario Dice ha ancora una volta strabiliato il front-row con la sua collezione per il prossimo Inverno 2018/19.

Sabato 24 Febbraio nei chiostri dell’Umanitaria a Milano, nell’intimità di una location unica e perciò ancora più fiabesca, tra affreschi stupendamente decadenti il giovane stilista ha messo il pubblico di fronte alla sua idea di bellezza, al proprio lavoro che profuma di maestria, artigianalità, d’Italia.

A soli 14 anni viene notato da Kevin Carrigan che, accortosi dell prodigioso talento, lo volle con sé per permettergli la conoscenza della Moda finché Mario ha poi spiccato il volo arrivando a Milano dove case di moda affermate come Gattinoni e Krizia se lo sono a lungo conteso. Nel 2017 lo stilista ha affrontato la propria personale trasvolata verso l’autonomia fondando la maison eponima, oggi sigillo di garanzia di un lavoro di ricerca attento, di una sartorialità encomiabile, di un talento fortunatamente italiano e mondiale.

L’unico attributo che si può riferire alla sua recente collezione è “delirante”, nella accezione più positiva e rosea, perchè la qualità dei tessuti e le costruzioni degli abiti possono solo indurre nello spettatore al germe della pazzia tanto sono belli.

L’ispirazione Mario l’ha trovata nel cinema, in particolar modo nella trasposizione di William Oldroyd che ha impresso sulla pellicola immagini indelebili della sua “Lady Macbeth nel Distretto di Mcensk” a sua volta ispirata al capolavoro di Shakespeare: al centro della collezione la trasformazione della donna da ragazza innocente a creatura seducentemente divina, bella come una dea e pericolosa come un veleno.

La collaborazione con il noto hairstylist Toni Pellegrino ha permesso di ricreare tra i capelli delle modelle quell’effetto sleek and chic attraverso cui la conturbante evoluzione è stata resa maggiormente lasciva, ammaliante dalla semplicità di uno chignon basso.

La scelta dei materiali impiegati è stata attenta e meticolosa, tutta volta a soddisfare il mood: Mario Dice ha preferito optare per pizzi finemente preziosi, sete leggere e satin dalla grave consistenza, senza tralasciare la pelle, la lana, il panno, il taffetà, il tulle e il mikado. I tessuti sono stati declinati nelle forme più eterogenee che rispondevano ad un preciso disegno e sul catwalk del chiostro si sono avvicendate fisionomie fluide, ampie, a corolla o linea A, ammodernate da volumi a sorpresa e delicati equilibri di costruzione.

Nel gioco sottile delle trasparenze petali di organza e piume leggiadre hanno ricreato fiori a coprire le nudità di questa donna altera; l’alternanza di bianco e nero ha creato stampe superbe. Gli accessori hanno avuto un ruolo primario nella definizione di questo codice femmineo: stivali di pelle alternati a sandali con fasce-tralice, orecchini oversize dalla foggia frondosa e dorata, rigidi bracciali in metallo dorato hanno implementato il fascino di Lady Dice.

Magenta, verde prato, acquamarina, nero, bianco, lampone, beige, smeraldo, vermiglio, carta da zucchero, antracite i colori presenti, articolati saggiamente o decisi nel colour-block hanno creato un’atmosfera vivace ma non frivola, elegante ma non sfarzosa.

L’uscita finale, sulle note de “La canzone di Marinella” malinconicamente orchestrate dalla voce senza tempo di Mina, ha raggruppato tutte le modelle e gli outfit più spettacolari hanno fatto da scenario all’uscita di Mario che, nell’ovazione generale, ha mostrato il suo sorriso più bello ed emozionato, e la madre orgogliosa ha sigillato questa serata fredda e fantastica, calda e commovente.

                          Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati

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