Marc Chagall: l’artista che dipingeva fiabe d’amore è una grande mostra dedicata al celebre artista bielorusso naturalizzato francese, il cui vero nome è Mojsej Segal.

Fino al 20 maggio 63 opere fra litografie, acqueforti e puntesecche sono esposte nella Galleria Elena Salamon Arte Moderna di Torino

Chagall è stato uno dei pochi pittori ad avere avuto fama in vita. Già nel 1946 il Museum of Modern Art di New York aveva sancito definitivamente la statura internazionale dell’artista.

La sua è una pittura religiosa, narrativa, visionaria e fantastica, complessa ma, allo stesso tempo, ingenua e sofisticata, tragica, lieve, elegante, primitiva.

Nato nel 1887, a Vitebsk in Russia da genitori di fede ebraica, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’evoluzione degli avvenimenti politici lo costringono a recarsi in un primo momento nel Sud della Francia e poi a lasciare l’Europa, per rifugiarsi in America nel 1941. Il periodo di serenità svanisce con l’intensificarsi dell’antisemitismo: i suoi quadri sono banditi dai musei tedeschi e requisiti.

A New York ritrova molti amici, esuli come lui: Calder, Masson, Léger, Mondrian, Bréton. Nel 1944 muore l’amata moglie Bella, la ragazza pallida, eterea e dai grandi occhi neri che amò sinceramente quello strano ragazzo dai riccioli spettinati e lo “sguardo di una volpe negli occhi azzurro-cielo”. Il dolore impedisce a Chagall di lavorare: solo grazie all’affetto della figlia Ida ritrova lo stimolo per tornare a dipingere.

Nel 1949 si stabilisce definitivamente a Vence, in Provenza. Riprende ad incidere, soprattutto litografie. Visita Fernand Mourlot, innovatore della tecnica litografia e suo stampatore per sempre. Conosce Charles Sorlier, maestro litografo, che diventa suo stretto collaboratore. Nel 1952 sposa la russa Valentine (Vava) Brodsky.

Nelle opere, il colore si rivela sempre più autonomo dalla forma. Chagall riemerge con un’energia e un potere creativo notevoli, affrontando il tema dell’eterno bisogno di amore che alberga nell’uomo insieme all’orrore e all’orrendo.

Rêverie, 1969

Rêverie, 1969

Nel disordine del suo atelier, dove dipingeva nudo, tra gusci di uova, croste di pane, resti di aringa e riproduzioni di El Greco o di Cézanne, nascono i primi capolavori.

I lavori della mostra percorrono un arco temporale che va dal 1925 al 1982.

Un forte spirito religioso e sociale lo accompagna per tutta la vita e lo porta a desiderare di essere sempre in contatto con il pubblico. Per un artista è difficile soddisfare questa esigenza con i soli quadri. Chagall, per raggiungere il suo scopo, studia ed usa tecniche quali l’acquaforte e la litografia, le approfondisce e ne diventa uno dei più grandi interpreti. Si dedica principalmente all’arte litografica che gli permette da una parte un maggiore uso dei colori, e dall’altra una maggior diffusione delle sue opere, con alte tirature e senza alcuna perdita qualitativa.

Soleil au cheval rouge, 1979.

Soleil au cheval rouge, 1979.

La libertà di usare l’arte della stampa non solo come decorazione ma come messaggio visivo è una delle componenti principali del successo indiscusso degli artisti parigini di quegli anni.

Molti pensavano che narrare antiche tradizioni culturali ebraiche e storie di amanti raffigurati in un tripudio di colori sensuali fosse inappropriato dopo gli orrori della guerra. Molti artisti rifiutarono la fantasia e la poesia simbolica di Chagall che rimase saldo, invece, nelle proprie convinzioni di indipendenza da ogni movimento artistico e politico. I suoi contemporanei russi lo consideravano un reazionario; l’Unione Sovietica lo etichettò come bardo di sinistra e le autorità francesi rifiutarono per molti anni di concedergli la nazionalità a causa della passata attività di commissario della cultura durante la Rivoluzione russa. Il governo israeliano non lo considerava un leale patriota. Era odiato dai Nazisti.

Le figure leggere e fluttuanti, quasi senza gravità, hanno fatto entrare Chagall nell’immaginario visuale collettivo. Nella sua pittura non sono rispettati né i dati dell’anatomia, né i principi della logica quotidiana: l’intento di Chagall è proprio quello di non aderire ad alcuna logica e di non sottostare a nessun limite razionale. Pur nutrendo una particolare predilezione per il Cubismo, per l’Espressionismo e i Fauves, riuscì a conservare uno stile sempre molto personale e originale, spontaneo e vicino a quello dei pittori popolari.

Le rendez-vous, 1969

Le clown fleuri, 1963; Le rendez-vous, 1969 e Le Piège, 1962

Il suo universo creativo, colorato, brillante, simbolico, onirico e malinconico, è popolato e animato da personaggi fantastici connessi al ciclo della vita familiare, al mondo del teatro e a quello del circo, ripresi dalla tradizione bizantina dell’Ottocento.

Il Cubismo era uno stile troppo intento alle forme plastiche, ai dati fisici della visione e dimenticava l’esistenza dell’anima. La critica, certo, riconosce i valori spirituali nelle prime opere cubiste di Picasso o di Braque, ma il loro gusto era concentrato sui dati quali le dimensioni della visione e il fatto che l’aspetto spirituale fosse il risultato inatteso della loro fantasia.

Marc Chagall si occupava dell’anima, del lato spirituale e invisibile della realtà con sospiri d’amore, esplosioni d’ira, incanti contemplativi, ossessioni, ricordi, umiliazioni, trionfi. La forma è creata ex novo grazie al suo carattere impulsivo, ingenuo, inconfondibile.

E’ indubbio che l’opera di Chagall sia il suo racconto autobiografico. Le opere sono frammenti di diari di viaggio, in Palestina, Lituania, Mourillon, Grecia, in una lettura reinterpretata e trasformata. I ricordi dell’infanzia si uniscono con gli oggetti del presente. In un periodo di cambiamenti politici e artistici, egli celebra semplicemente la sua felicità coniugale e la gioia di vivere. Sincero nel suo diario intimo, maschera la verità quando si tratta di renderla pubblica.

La caratteristica iconografica dell’amore è il volo con il conseguente ampliamento della prospettiva spaziale. Il sentimento viene elevato sul piano del mito ed è dotato quasi di una forza ascensionale.

Ange du Paradis, 1956- L’accordéoniste, 1957Maternité au centaure, 1957

Ange du Paradis, 1956; L’accordéoniste et Maternité au centaure, 1957

Chagall si lascia andare ad una improvvisazione continua: il realistico continua nel fantasioso e la visione placida si avvicenda con un’altra tutta trasportata nell’aria tormentata. Suggerisce alla pittura, nel momento della creazione, di non pretendere troppo dal pensiero, di lasciare libera l’immaginazione. Per questo motivo, l’artista fu indispensabile all’arte occidentale: dipinse in modo surrealistico dieci anni prima che il surrealismo nascesse con una felicità e spontaneità di creazione che i surrealisti hanno poi difficilmente trovato.

Breton, critico d’arte francese, riconoscerà il valore assolutamente magico dell’opera di Chagall che, diviso tra la cultura russa, francese ed ebraica, per mantenere la sua identità, stabilisce un rapporto con la cultura dominante, utilizzando e sovvertendo i codici di comunicazione per permettere ai propri di resistere. Il mondo degli affetti ha propri canoni di rappresentazione, esattamente come in Shakespeare la metamorfosi è la trasposizione di ricordi classici.

Non vi è dubbio che Chagall abbia tratto piacere e gioco dalla presenza continua di un sovrannaturale gradevole, da una irrealtà di situazioni che segna la vittoria dell’irrazionale e dell’immaginario sulla razionalità. Ogni quadro sembra essere un frammento dell’esistenza del pittore. Molti critici definiscono l’ultimo periodo artistico ripetitivo, decorativo e commerciale. La produzione tarda risponde in modo diverso alle diverse esigenze a seconda dei paesi e della sensibilità storica e nazionale che si tratti del fascino esercitato dal colore e da alcuni elementi iconografici come i rigogliosi mazzi di fiori e gli innamorati oppure delle opere a soggetto biblico che trasmettono messaggi di pace universale.

Salomon; David et Absalon; David avec l'harpe,1956

Salomon; David et Absalon; David avec l’harpe, 1956

Il ritorno definitivo in Francia, nel 1948, dopo alcuni anni di esilio trascorsi in America, ha una influenza decisiva. Nel ritrovare la terra francese liberata, l’artista ha il modo di completare opere cominciate in America e di infondervi la gratitudine e la serenità che da quel momento invade lui e la sua pittura.

La pittura diventa più sensuale, le forme prendono respiro e spazio, grazie al colore, mai dissociato dalla luce, che acquisisce densità e capacità di irradiazione. Il pittore lavora esclusivamente sul rapporto tra forma, colore e luce.

Liberato dalla ricerca simbolica e nostalgica, Chagall si concentra sulla limpidezza dei rapporti ritmici tra le forme e sulla accentuazione della profondità, conseguita con innumerevoli pennellate impersonali e astratte. In questo modo, gli strati di colore si sovrappongono per presentare alla vista la densità e la trasparenza delle ombre rivelate, modellate con cura o lasciate indefinite di proposito: paco, brillante, tenero, nervoso, spesso, liscio, si avvertono tutti i rapporti tra dolcezza e violenza.

Il pittore penetra all’interno della materia, nel cuore stesso delle esigenze e delle libertà offertegli dalla materia cromatica al punto da esplorare l’astratto e servirsene fino ai limiti impostigli dalla figurazione.

Chagall si nutre della scultura, della ceramica, dell’incisione. La scultura gli permette di approfondire la ricerca sullo spazio ed esplorarlo tramite giunte o collage o anche con vuoti sullo stesso piano che creano la profondità di luce.

Chagall, che si definiva un pittore inconsciamente conscio, rimarrà nella storia come colui che ha rappresentato tipicamente il bisogno di poesia in pittura e che si è lanciato nelle più pericolose avventure dell’immaginazione per dare una realtà all’inconoscibile. Indagando la sua intimità, capì, che poteva essere un artista contemporaneo, senza dover rinunciare alle grandi tradizioni secolari e religiose del suo paese e della sua cultura. Vitebsk apparirà in molte opere ed avrà sempre lo stesso assetto architettonico anche dopo il saccheggio nazista.

Il passato diventa presente, la storia viene invertita e lo scorrere del tempo fermato in una sorta di sospensione.

ADAM ET ÈVE CHASSÉS DU PARADIS SARAH ET LES ANGES, ADAM ET ÈVE CHASSÉS DU PARADIS 21.SARAH ET LES ANGES, 1960 TERRESTRE, 1960

Adam et Eve chassés du Paradis Terrestre; Rahab et les espions de Jéricho; Sarah et les anges, 1960.

La ricchezza delle sue opere è proprio la possibilità di lasciare a chi guarda la possibilità di immaginare, senza rivelare ogni dettaglio. Chagall, così, allude spesso al sesso, ma l’erotismo non è mai esplicito.

Chagall monumental, 1973

Chagall monumental, 1973

Come pittore dell’anima, il messaggio centrale che l’artista vuole portare è l’amore per la vita. Un amore che si esprimeva per il suo villaggio, la sua infanzia, l’ebraismo, sua moglie Bella, Vava e  la natura.

Il surrealista Breton definì la sua arte come una pittura in cui gli stupendi colori fondamentali portano in sè il tormento moderno, conservando l’antica ingenuità nel raffigurare  l’espressione dell’amore.

Marc Chagall: l’artista che dipingeva fiabe d’amore

Fino al 20 maggio 2017

Galleria Elena Salamon, via Tasso 11 (piazzetta IV Marzo), Torino

Orari: martedì, mercoledì e venerdì 15-19; giovedì e sabato 10.30-19

Credits: Galleria Elena Salamon | Tutti i diritti sono riservati

Articolo scritto e redatto da Daniela Rigoni | Tutti i diritti sono riservati