Calore, colore e geometrie. M Missoni propone una eleganza sempre originale, materica, ricca di sperimentazione, riconoscibile nelle scelte cromatiche forti, nei materiali senza peso e nella sapiente tecnica di lavorazione. Priva di esasperazioni o di eccentricità, la nuova collezione rispecchia il classicismo geometrico con influenze dell’Astrattismo e dell’Art Decò. La stagione fredda sarà incendiata da tinte dense e intense, luminose e vibranti in un connubio continuo tra arte e moda.

Il minimo comun denominatore è la sensazione di calore e di luminosità. Le geometrie, le astrattezze vengono accostate alle fantasie classiche.

Sono geometriche le strutture squared delle bluse-casacche. Sono rettangolari i lembi posizionati ai fianchi delle gonne per ampliarle con una perfetta caduta del tessuto. E’ geometrico il cappotto-mantella, che si apre a godet con i suoi generosi “squarci”. Sono geometrici i tagli a sbieco che movimentano sia abiti che gonne in un gioco in cui il movimento è il complice della femminilità. Geometrici gli abiti con le pieghe frontali che partono dallo scollo, si interrompono in vita, per poi ricominciare. Geometrici i capi a plissè che si allargano a corolla. Se le gonne coprono sempre il ginocchio, i pantaloni sono a vita alta e cropped sopra la caviglia. I colletti a uomo sono severi, rigidi con le punte allungate.

Il pittore Balthus definì giustamente Ottavio Missoni maestro del colore. Le cromie ci appaiono ricchissime. Il nero, il bianco naturale e il grigio, detti colori gendarmi, danno equilibrio e ordine all’insieme. Seguono le nuance naturali della terra, il cammello e la ruggine. Delle spezie, cannella e curry. Della natura, l’arancio degli agrumi, il vinaccia, il kaki, il verde prato, il rosa petunia. Per finire con una esplosione di azzurri tenui: il fiordaliso e l’acquamarina che si oppongono al blu intenso elettrico.  Ma il legame con il colore è per Missoni ancora più intimo.

Lo stilista amava paragonare il colore alla musica. “Ci sono solo sette note, ma con quelle sette note sono state composte infinite melodie”. Nel cuore della sua espressività artigianale e artistica, le sfumature rispecchiano la amata Dalmazia e la bellissima Ragusa. Da qui, i blu, che profumano d’oltremare. I rossi aranciati dei tramonti sull’Adriatico. I gialli caldi screziati d’ocra e marrone che parlano di rocce e sabbie, lambite, rimescolate ed erose dalle onde. E poi il viola, il colore prediletto, in tutte le sue sfumature. “Se si guarda bene, ricordava, c’è sempre, anche se non compare a prima vista”.

Si affiancano texture lievi, come crêpe e cadì, a materiali maschili, come le lane, semplici o accoppiate. Il mohair si mischia ad altri filati, dando ai capi un tocco flou. Due le novità più interessanti. I motivi a onda multi-colore che costruiscono capi interi o si stagliano ad intarsio sul nero, come fossero plastron, su maglie, bluse-tuniche e abiti e l’eco-pelliccia con la maglia lavorata a pelliccia (eco-fur vs. knit-fur). Come con i matelassé viene data tridimensionalità in un gioco di reti e trasparenze, senza peso. Si confrontano nello stesso capo lavorazioni e stampe differenti. Il rigore geometrico prende vivacità.

Certi capi paiono percorsi da tratti precisi di matita a cui si sovrappongo sia figure geometriche sia pennellate ad acquerello con motivi da drapperia, principe di Galles, mini-check, tartan.

L’universo lurex include identità a rete, a punti differenti e a grafismi astratti.  Nello zig zag eterno, il colore, la mescolanza e il contrasto sono uniti da uno straordinario equilibrio. Le ricerche astratte e aniconiche europee della prima metà del Novecento di Missoni con i lavori di Giacomo Balla, Sonia e Robert Delaunay, Fortunato Depero, Wassily Kandinsky, Paul Klee,  Piet Mondrian, Enrico Prampolini, Gino Severini, Atanasio Soldati, Bruno Munari (solo per citarne alcuni) arrivano fino a combinazioni che ricordano i mosaici bizantini, le vetrate Liberty e gotiche.

Gli abiti diventano diario dell’anima e le stoffe sculture da contemplare e indossare in un caleidoscopio di nuance e preziose texture. Come in una canzone soul di Aretha Franklin “yeah, i’m a fool for you baby, c’mon let your love light shine on me”, lo stile caldo africano si unisce allo spirito cosmopolita di Harlem a conferma di una storia di successo, creatività, ma soprattutto di amore.

Articolo scritto e redatto da Daniela Rigoni | Tutti i diritti sono riservati

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