Per il mio primo post su questo blog dovevo scegliere un libro che non fosse uno qualunque, pensavo ad un titolo che avesse per me un significato speciale e perciò ho passato in rassegna la libreria di casa diverse volte. Un’idea l’avevo fin dall’inizio ma il problema è che nessuno dei miei libri è per me “un libro qualunque”

 

 

Anche se sono fermamente convinta che ogni libro meriti di essere letto per il semplice fatto che racconta la storia di qualcuno, ho da sempre la deleteria abitudine di aggirarmi tra gli scaffali di librerie e biblioteche come se, novella Indiana Jones, cercassi il Sacro Graal. Quindi, anche se i libri comprati e letti sono già i valorosi sopravvissuti a un estenuante processo di selezione che si basa su: valutazione della copertina della carta dell’edizione del feeling pregresso con l’autore della quarta di copertina di cosa ne pensano illustri giornali e giornalisti e, infine, della lettura di una pagina a caso, tutto ciò non mi sembrava sufficiente per eleggere il libro speciale. Ho quindi pensato a un testo che per me è stato un colpo di fulmine. Niente spedizione in libreria e niente inquisizione. Questo libro l’ho solo visto in metropolitana, saldamente ancorato tra le mani della sua proprietaria, e l’ho comprato. Fine.

 

Ok, nel mezzo c’è stato il forte impulso di chiedere alla ragazza che lo stava leggendo chi fosse Katey Kontent e dove stesse andando così imbellettata, ma forse sbirciare i libri degli altri passeggeri sui mezzi pubblici sarebbe andato contro le Rules of Civility di cui parla Amor Towles nel libro così intitolato e tradotto in italiano come La buona società. Edito da Neri Pozza nel 2011, questo è uno di quei libri in cui ti affezioni talmente ai personaggi che girare l’ultima pagina è quasi doloroso. L’atmosfera è quella swing degli anni trenta a New York, gli anni della grande Depressione, a cui però gli attori di questa vicenda arrivano colmi di speranze e aspettative. La trama si sviluppa attorno a due personaggi principali, Katherine Kontent, detta Katey, e Theodore Grey, detto Tinker. Impiegata in uno studio legale lei, banchiere lui, li seguiamo nell’evoluzione dei loro personaggi dalla notte di Capodanno del 1937 al 1941 mentre la narrazione prosegue scandita dal passare delle stagioni. All’apertura del primo capitolo troviamo Katey e la sua migliore amica Eve, altro personaggio fondamentale della storia, sedute in un locale ad ascoltare musica jazz e fermamente intenzionate a spendere gli ultimi soldi in gin. L’incontro con Tinker cambierà radicalmente le loro vite, nel bene e nel male, conducendo le due ragazze nella “buona società” e dando il via ad una serie di eventi che la stessa protagonista e voce narrante della vicenda racconta con una certa incredulità, quasi un distacco che si scioglie però nel momento in cui la vicenda tocca corde sentimentali. Feste, ricevimenti, macchine costose, rinomati ristoranti si susseguono in un climax che accompagna i protagonisti alla presa di coscienza di cosa sia realmente importante per loro al di là delle convenzioni e dell’arrivismo sociale, alla comprensione reale di quelle regole di civiltà cui si riferisce il titolo originale del libro. Devo ammettere di avere una predilezione per le storie che rievocano epoche del recente passato e questo libro con il suo linguaggio netto e senza fronzoli ci riesce alla perfezione: non un aggettivo in più o uno in meno di quelli che servono a farti sentire l’odore della neve il primo giorno dell’anno, l’odore di sigaro nel ristorante più alla moda, l’atmosfera frizzante delle serate a New York o quella fuligginosa del porto. Io l’ho scelto perché come recita la copertina “gli incontri del destino sono sempre quelli casuali…”, a voi potrei consigliarlo per una lunga serie di motivi tra cui scelgo lo stile asciutto e lineare, i  personaggi originali e seducenti, l’ambientazione così perfetta e nitida da far rivivere pagina dopo pagina speranze e timori non solo dei personaggi ma di una intera città

 

Carmen