Francesca Bello. Lei è proprio la ragazza che vorresti come amica. Simpatica, solare e seria. Competente in tecnologia e sempre attenta alle novità. Lavora freelance e mastica a pacchi di influencer, progetti e creatività. Ho deciso di intervistarla con una decina di domande per capire meglio questo mondo moderno e in continua evoluzione.

 

  1. Anima geek. Dove affonda le radici? Aneddoti o ricordi che arrivano dal passato.

 

La mia anima geek nasce molto presto, i primi ricordi che ho sono legati al computer Macintosh Classic, un grande classico per tutti gli appassionati della mela. Per me era il computer a casa dei nonni, quello da utilizzare per disegnare e scrivere; avrò avuto 10 anni credo. Mi ricordo come se fosse ieri il rumore del modem a 56k, l’attesa per la connessione e il mondo chiamato internet che si apriva “subito” dopo. Ho sempre amato tutti i prodotti tecnologici, dalla prima macchina fotografica, una Nikon F80 della mamma, al primo smartphone, un Bosch (sì non era un trapano) con uno schermino blu. Ricordi indelebili nella mia mente, fino a quelli più recenti. Il primo iPhone comprato con i risparmi di anni, il primo computer portatile tutto per me e tanto altro ancora. A scuola (ho frequentato Perito Aziendale e corrispondente in lingue estere) ero la prima della classe in Informatica. Curioso vero? 😀

 

  1. Tecnologia e rapporti umani. Cosa da e cosa toglie la tecnologia? A te cosa ha dato/tolto?

La tecnologia è una necessità assoluta a cui non possiamo sfuggire. Grazie alla tecnologia è possibile ridurre, addirittura cancellare le distanze nel mondo, nelle comunicazioni quanto nei rapporti. Al contempo può diventare un’ossessione, se pensiamo al phubbering, vale a dire lo “snobbare” qualcuno a vantaggio del proprio smartphone. Quante volte ci fermiamo ad osservare il mondo attorno a noi? A me capita ogni  giorno, facendo la pendolare ho molto tempo in cui posso leggere un buon libro, e mi accorgo che attorno a me ci sono solo persone attaccate al proprio smartphone… Sicuramente toglie la capacità di saper scrivere a mano, quando è stata l’ultima volta che abbiamo scritto una lettera al nostro amato? Ormai anche i nostri sentimenti viaggiano attraverso la tastiera di un computer o di uno smartphone. A me ha dato tanto, la possibilità di costruirci un lavoro, di aprire un blog, di comunicare con il mondo esterno.

 

  1. Se fossi un device che cosa saresti?

Un iPod, di quelli vintage con 32gb di spazio per archiviare musica, video e fotografie. Forse perché è uno dei primi device che mi ha seguito in giro ogni giorno, ovunque. Dal fascino “old style” ma allo stesso tempo il perfetto compagno di viaggio.

 

  1. La migliore invenzione degli ultimi 100 anni per te?

Da quasi moglie, sicuramente non potrei fare a meno della lavatrice. Se penso che un tempo le donne andavano al pozzo o al fiume a lavare i panni, mi viene mal di schiena solo all’idea.

 

  1. Lavorare online: croce e delizia. Perché scegliere un lavoro così impalpabile a tratti? 

Bella domanda! Sicuramente è un lavoro creativo, che mi permette di spaziare molto, dall’essere blogger a digital strategist. Effettivamente è un lavoro impalpabile, però regala tantissime soddisfazioni. Creare una strategia, sviluppare una comunicazione ad hoc e soprattutto comunicare attraverso il brand è parte del mio lavoro di tutti i giorni. Seguire le tendenze del web, trovare il target perfetto e creare un progetto a 360° è la parte che preferisco. Diciamo che è un lavoro nuovo ogni giorno, e per una creativa come me è importante cercare sempre idee nuove, osare perchè no, riuscire ad essere innovativa e al passo con quello che succede sul web.

 

  1. Il freelance in Italia. Ci sono molte difficoltà e grandi vantaggi. Una eterna lotta fra pro e contro. Cosa consigli a chi si vuole affacciare a questa professione in proprio?

La prima domanda da porsi è “Quanti clienti ho?”. In questi anni ho visto molti giovani che si sono letteralmente buttati nel mondo dei freelance e che sfortunatamente non hanno avuto lunga vita. Il motivo è semplice, si pensa che essere freelance porti alla “libertà”, niente cartellino da timbrare, nessun capo sopra le spalle. Invece non è assolutamente così: ad esempio in Italia non siamo per nulla tutelati, non abbiamo ferie, malattie, una maternità che dura solo 4 mesi, insomma non abbiamo nessun diritto e al contrario solo tante, tantissime tasse da pagare. Quando mi chiedono consigli sull’argomento sono molto diretta. Bisogna essere consapevoli che essere capo di se stessi è un lavoro durissimo, tutto è nelle nostre mani, fallimenti compresi. Poi ci sono i costi, un commercialista che si occupa della parte burocratica, tasse da versare e scadenze da rispettare. Essere freelance può avere assolutamente tanti vantaggi, come ad esempio poter lavorare ovunque, da casa, al tavolino di un bar oppure in un coworking. La difficoltà è quella di rimanere a galla, di andare sempre alla ricerca di nuovi clienti, di sapersi “vendere”, di riuscire a farsi spazio in una “giungla”, in cui il cugino del tuo cliente sarà sempre in grado di fare un lavoro gratis…e male.

Ancora prima di partire, bisogna fare una realistica analisi del settore e delle proprie capacità, avere alle spalle esperienza nello stesso ambito lavorativo in cui si vuole crescere in maniera indipendente e soprattutto avere già clienti con cui partire, o un’agenzia con cui collaborare.

Sconsiglio di partire da “zero” e iniziare la ricerca di lavori una volta aperta la partita iva, perchè spesso ci vogliono mesi interi. In conclusione, penso che come ogni progetto, ci voglia tanta buona volontà, tante notti in bianco, tanta fatica e tenacia, ma con questo bagaglio sicuramente si riesce a fare bene.

 

 

  1. Blogger ed influencer. Bolla pronta a scoppiare o processo in evoluzione? Come vedi il fenomeno nei prossimi 2 anni?

Un altro argomento decisamente spinoso. Penso che sia un processo in evoluzione, ma bisognerebbe chiarire bene il ruolo degli influencer. Oramai chiunque si auto definisce tale. Basta vedere sui tanti profili instagram o nelle bio sui social network. Personalmente sono convinta che questo ruolo possa essere assegnato a persone che realmente hanno creato una moda, una tendenza, ad esempio Olivia Palermo, una delle socialite più famose al mondo, oppure una figura che stimo tantissimo come Miroslava Duma, che nel mondo della moda è veramente un punto di riferimento. Se penso alle blogger invece l’unica che può essere chiamata così è Chiara Ferragni, che negli ultimi anni è riuscita a costruirsi un’immagine, un brand di moda e un team di almeno 20 persone. La stessa che vede realizzarsi uno dei suoi più grandi sogni: avere una Barbie con le sue sembianze in vendita sugli scaffali. Chapeau…

 

  1. Blogger ed influencer. Come sceglierli? Cosa vuole il cliente? Giovani freschi con contenuti ma privi di numeri o “vecchi” con contenuto e numeri?

Nel mio lavoro di tutti i giorni (mi occupo di Digital Strategy in Ready2Fly agenzia milanese), sono sempre in contatto con blogger e influencer. Un mondo decisamente in continua evoluzione. Personalmente dove ne ho la possibilità scelgo sempre profili che abbiano quel qualcosa in più, che sia la qualità editoriale oppure una spiccata dote comunicativa. Molto spesso il cliente non ha la percezione di quanto può costare una collaborazione con queste persone e spesso “punta al ribasso”. Il lavoro più difficile sta appunto nel trovare il giusto mix: dare valore al brand trovando il giusto testimonial. Un compromesso spesso complicato da trovare. Negli ultimi due anni sono nate tante “giovani leve” che hanno del potenziale e che lavorano con serietà. Mi piace investire su questi profili magari meno “famosi” ma che possono offrire dei contenuti più freschi, e perchè no più originali. Anche nel mio ruolo di blogger, cerco sempre di realizzare un buon lavoro e di qualità, magari non avrò grandi numeri (ho circa 15k followers in totale), però scelgo solo i progetti che sono in linea con il mio blog o con quello che realmente mi piace. Ad esempio non potrei mai recensire un device se non credo che sia un ottimo prodotto da proporre ai miei lettori. Non so quanto abbia ancora senso basarsi solamente sui “numeri” tenendo conto che oramai esistono molti “metodi facili” che permettono di comprare fake followers, quindi sicuramente confido sempre più nella qualità di un contenuto più che nella quantità dei followers stessi.

 

  1. Vita personale e social. Cosa raccontare online e cosa tenere per se? C’è davvero un limite da rispettare?

Tenendo conto che praticamente viviamo online quasi tutto il giorno, molto spesso bisogna segnare una linea di demarcazione oltre la quale non andare. Un limite che dobbiamo imporci per evitare davvero di confondere la realtà di tutti i giorni con la vita “digitale”. Personalmente utilizzo i social per raccontare la mia vita da blogger, il lavoro che faccio e per condividere qualche momento della mia vita personale. Ma tendo sempre a condividere solo “cose belle”, evitando di polemizzare o di scrivere post “strappa like”. Sono dell’idea che l’affetto, quello vero, va cercato nelle persone che ci stanno accanto ogni giorno. Ormai i social network sono il nostro “caro diario..” però penso che ci debba essere un limite, o meglio qualche regola di bon ton da rispettare per non cadere nel banale. Almeno nel mio caso evito di raccontare tutto quello che riguarda la mia salute ed i problemi che si possono avere, anche la perdita di persone care sicuramente è un argomento che non troverà mai spazio sui miei canali social. Al contrario cerco di avere quello stile “frivolo” e divertente; ad esempio, da quando utilizzo Snapchat, ho coinvolto Jacopo, il mio fidanzato, in alcuni snap che hanno riscosso tanti commenti positivi da parte delle mie followers, oppure utilizzo Instagram come finestra sul mio mondo, raccontando di viaggi, di esperienze, e della mia vita da blogger. Negli ultimi mesi ho voluto raccontare i preparativi del matrimonio in maniera originale, dando anche dei suggerimenti alle altre sposine disperate, insomma un modo diverso di raccontare le cose…che mi è sempre piaciuto.

 

  1. La domanda che avresti desiderato e la risposta che mi avresti dato

Quale libro mi ha aiutata ad organizzarmi con il lavoro da freelance?

Consiglio a tutti di leggere “Detto, fatto! L’arte dell’efficienza” di David Allen che, grazie al suo programma, aiuta a organizzare e gestire le giornate. L’autore dimostra che è possibile affrontare tutti gli impegni senza ansia. Il punto di partenza è semplice: la produttività è direttamente proporzionale alla capacità di sapersi rilassare, perché solo con una mente sgombra i pensieri possono essere sistematici e la creatività può generare risultati. Vi assicuro che è un toccasana!

frenci_bello

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