Quando si ha un’occasione importante, che sia per una questione di lavoro o semplicemente del tempo libero, la domanda che spesso ci facciamo è la seguente: cosa mi metto?

Può sembrar banale e quasi scontato, ma in un modo o nell’altro il vestito comunica alle persone che ci stanno intorno qualcosa di noi, e non bisogna essere particolarmente fissati con l’alta moda: in un modo o nell’altro le persone con cui interagiamo leggono qualcosa fra le righe dei nostri vestiti; anzi siamo noi i primi a farlo anche semplicemente scegliendo il colore della camicia o che genere di jeans indossare.

Se siete in difficoltà, quando dovete scegliere il vostro abito, può arrivare in aiuto il consulente d’immagine. Un nome che non rende giustizia alla figura, perché forse in molti avranno in mente un personaggio pignolo, imputato eclusivamenre su uno stile ricercato e che imponga la sua linea di pensiero, impartendo dettami di alta moda e prendendo in considerazione solo abiti griffati… niente di tutto questo! Di preciso il lavoro del consulente d’immagine consiste nel valorizzare al meglio, attraverso il vestiario, la personalità di chi ha chiesto a lui un aiuto. Gli abiti comunicano personalità e portano di conseguenza consapevolezza nei propri mezzi. Il consulente d’immagine crea una sorta di armonia, dove l’immagine viene fatta coincidere con la personalità dell’individuo

Per di capire al meglio il fulcro del discorso, e comprendere la relazione tra immagine e armonia, dobbiamo fare un passo indietro, tornando nell’Antica Grecia, e lo facciamo attraverso un numero: la sezione aurea, precisamente Φ= 1,6180339…

É un numero che deriva dalla geometria e che ha affascinato fin dall’antichità non solo i matematici ma anche biologi, artisti, musicisti, storici, architetti, psicologi ecc.
Questo valore viene chiamato numero aureo ed è associato alla sezione aurea, detta anche, in passato, proporzione divina.
É un numero irrazionale, cioè non si può esprimere con una frazione, e ha infinite cifre decimali senza sequenze ripetitive. Alcuni studiosi sostengono che fosse già noto agli antichi Egizi, anche se fu codificato nella Grecia classica. Non a caso, quel rapporto (chiamato sezione aurea), si indica con la lettera greca Φ, che sta per la nostra “f”, e che è l’iniziale di Fidia, il grande architetto e scultore che lo avrebbe usato per definire le misure del Partenone di Atene.

Ma cosa esprime la sezione aurea? Dal punto di vista matematico è un rapporto fra due numeri, cerchiamo di capirlo con un esempio pratico. Immaginiamo di avere una biro bianca con un cappuccio nero. La sezione aurea è quel particolare rapporto tra la lunghezza della parte bianca e quella della parte nera, che risulta uguale al rapporto tra la lunghezza dell’intera penna e quella della sola parte nera. Questo rapporto (come citato in precedenza) equivale 1,618 circa.

Tra tutte le proporzioni possibili è considerata la più armoniosa. Diverse opere d’arte sembrano seguire questa regola, la troviamo ad esmepio in opere di Leonardo da Vinci, in particolare nella Gioconda, il cui risultato è l’esatto rapporto nelle distanze fra occhi, mento fronte e labbro superiore. Il famoso architetto svizzero Le Corbuiser ha usato la sezione aurea per rendere armoniosi gli spazi abitati dall’uomo. E anche in natura viene rispettata la regola aurea, basti pensare ai numeri di Fibonacci che si riscontrano nella fillotassi, una branca della botanica che studia la disposizione di foglie e petali.

Sin dall’antichità questa proporzione è stata considerata simbolo dell’Armonia e della Bellezza dell’universo, tanto che Keplero arrivò a ritenere che l’ordine dell’universo fosse basato proprio sulla proporzione divina. Infatti tale proporzione è stata ritenuta lo standard di riferimento per quanto riguarda la bellezza, la grazia e l’armonia.
Studi specifici hanno inoltre dimostrato (consiglio quelli di Gustav Fechner), che l’occhio umano tragga un innato piacere per qualsiasi forma rispetti, anche se in modo approssimativo, le proporzioni auree.
Pertanto nel corso dei secoli la proporzione aurea divenne per artisti ed architetti il canone di bellezza ed armonia cui ispirarsi nella realizzazione delle loro opere.

Tutta questa lezione di storia, che spesso mi diverto a citare nei miei articoli, serve a farci capire come la bellezza non deve essere confinata al solo discorso dell’alta moda. Di conseguenza il consulente d’immagine va oltre il mero significato della moda, perdonate la ripetizione, ma punta a ottenere una sinergia con la persona con cui collabora, che viene espressa attraverso l’abito.

Abbiamo incontrato Alessandra Boaroconsulente d’immagine, impegnata nel milanese e nel resto del mondo che ha fatto della bellezza il suo mantra. Alessandra oltre a raccontarci la sua professione, facendoci scoprire questa figura lavorativa, ha sottolineato che la collaborazione con il cliente è fondamentale, lei non ha nessuna intenzione di imporre esclusivamente la sua linea di pensiero. Ecco le sue parole:

Quando esci di casa, il tuo aspetto dev’essere impeccabile ed elegante. Come la tua personalità, scolpita e curata in ogni dettaglio. Prenditi cura anche dei tuoi vestiti con la stessa attenzione, con cui curi ogni aspetto fondamentale della vita.

Con il consulente d’immagine potete scoprire un nuovo modo di vestire e nuove combinazione, abbandonando anche quei dicta che pensavamo imprescindibili, intervistando Alessandra, ad esempio, ho scoperto che abbinare rosa e rosso non è un delitto stilistico, a differenza di molti che credano sia sbagliato combinare questi due colori. Insomma, mai chiudere la porta alle novità, soprattutto se queste possono migliorarci e allargare il nostro punto di vista, e ora potete essere più sicuri nelle sfide di tutti giorni sapendo che combinando i giusti vestiti potete trasmettere un segnale positivo alle persone che vi circondano.

gioconda

Articolo scritto e redatto da ALESSANDRO SACCO | Tutti i diritti sono riservati

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