Oramai sono sempre più usate, e talvolta potremmo dire anche abusate! Sono le emoji, le faccine che accompagnano quotidianamente i nostri messaggi. Una volta esisteva solo il classico smiley, la faccina sorridente ideata nel 1963 da Havery Ball per una compagnia di assicurazioni. Lo smiley divenne popolare a partire dagli anni ‘80 grazie ai fratelli Spain, che lo impiegarono in una campagna per vendere oggetti da bigiotteria. I due produssero bottoni, tazze per il caffe, t-shirt, etichette adesive e molti altri oggetti decorati con il simbolo e la frase Have a happy day. Da quel momento in poi il faccione giallo sorridente divenne il simbolo di una generazione, in Italia ci fu anche una popolare canzone interpretata da un sorprendete Gerry Scotti.

Ma andiamo con ordine e vediamo di capire meglio come funzionano. Emoj deriva dal giapponese 絵文字, composto da e (immagine) moji (lettera, carattere). Il significato italiano più vicino è pittogramma, ma difficilmente sentirete qualcuno chiamarli così.  A livello grammaticale la Treccani definisce gli emoji:

un’enorme serie di simboli (ognuno disegnato su una griglia grafica di 12×12 punti) raffiguranti ogni genere di oggetto (da treni, aerei, matite e buste da lettera, a faccine, cuoricini, animali, a rappresentare concetti, relazioni ed emozioni)

L’ Accademia della Crusca ha accettato la declinazione al maschile anche se avverte che in rete: «…al momento “le emoji” batte “gli emoji” 55.000 a 21.000: è una parola presente da poco tempo nella nostra lingua, in attesa di essere eventualmente registrata nei dizionari, e il genere è ancora in sospeso, come spesso succede ai forestierismi in italiano nella fase iniziale della loro adozione. A favore del femminile agisce l’accostamento con emoticon (di cui dopo vedremo la differenza con emoji), verso il maschile invece il fatto di considerarli dei simboli. Al momento prendiamo per buona la declinazione al maschile».

La prima è stata creata tra il 1998 e il 1999 da Shigetaka Kurita, che lavorava alla piattaforma web mobile i-mode della compagnia telefonica giapponese NTT DoCoMo. Il primo set formato da 172 emoji è stato creato ispirandosi ai manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali, per facilitare la comunicazione elettronica, visto che al tempo in Giappone si potevano inviare messaggi con pochi caratteri, e offrire una caratteristica aggiuntiva per distinguersi da altri servizi telefonici. La grande diffusione degli emoji risale al 2011, con il rilascio da parte di Apple di iOS-5, il sistema operativo di casa Apple, che permetteva tra le altre cose di attivare la tastiera emoji e di conseguenza aggiungere piccole faccine e icone nei messaggi di testo. Ogni giorno nel mondo grafici e designer inventano nuovi emoji, per semplificare le nostre comunicazioni online. Non tutti però vedranno la luce: la parola ultima spetta al consorzio Unicode, l’organizzazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di mantenere un sistema comune per la scrittura dei caratteri sui sistemi informatici. Il prossimo rilascio di emoji dovrebbe avvenire nella prossima estate. Da alcune indiscrezioni si dovrebbero vedere vampiri, ufo, nuove espressioni facciali, un uomo barbuto, faccine senza connotazioni femminili o maschili, faccine di donne con indosso il velo, la posizione del loto dello yoga, e poi ancora: oggetti quotidiani, torte, cibi vari e tanti sport e animali nuovi. Esiste anche una petizione online, sul famoso sito Change.org, in cui si richiede la creazione di un emoji dedicata all’orca marina.

Torniamo ora a quanto detto in precedenza, a proposito della differenza tra emoji e emoticon. Nonostante spesso siano usate come sinonimo in realtà indicano due cose differenti. L’emoticon è una rappresentazione tipografica sul display di un viso, e usando la punteggiatura, fa parte del testo stesso, tipo questa: ;D. Mentre gli emoji come detto in precedenza è l’insieme dei simboli ideati in Giappone. Gli emoji quindi riguardano più le idee che le emozioni della persona, per questo la gamma di emoji è più ampia di quella delle emoticon.  Nel 2015 un emoji è stata anche insignita dall’Oxford Dictionaries del prestigioso titolo di parola dell’anno, la faccina scelta per questa prestigiosa onorificenza è quella che sorride con le lacrime. Secondo le ricerche della Oxford University Press, è stata la faccina più usata in tutto il mondo nel 2015. Inoltre le emoji hanno anche un proprio giornale, infatti il Wall Street Journal ha aperto una propria pagina web dove chiede ai lettori di rendere in emoji i principali titoli del giornale e di condividerli su Twitter. Vale anche per i titoli di canzoni, film o libri. Persino Facebook ha inserito come reazione agli status la possibilità di esprimere il proprio giudizio con una emoji.

Nonostante siano largamente utilizzate non tutti conoscono il significato di un emoji: è il caso dell’emoji con due mani conserte che per alcuni simboleggia il gesto di darsi cinque, per altri è il gesto della preghiera. In realtà rappresenta quello delle scuse a mani giunte, tipico della cultura giapponese. Non a caso dietro le mani si intravedono i raggi del sol levante, simbolo nipponico per eccellenza. In attesa delle prossime emoji, provate anche voi a proporne diverse accedendo al sito dell’Unicode, magari potreste scoprire di avere una nuova capacità!

emoji (002)

Articolo scritto e redatto da Alessandro Sacco | Tutti i diritti sono riservati 

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